Iperromanzo: labirinto di storie o struttura impenetrabile?
Contenuto che ti disorienta e forma che ti intrappola: le due facce dell'iperromanzo.
Se segui dall’inizio questa newsletter, ormai avrai imparato che l'iperromanzo è una forma narrativa complessa e innovativa che nasce dall'evoluzione del romanzo tradizionale. In questo genere, il racconto si sviluppa non più in maniera lineare, ma seguendo un sistema ipertestuale.
Il termine fu reso celebre da Italo Calvino nelle sue Lezioni americane.
In pratica, un iperromanzo è ciò che succede quando smetti di fingere che il mondo abbia senso. È come prendere il libro della tua vita, strapparlo in mille pezzi e buttare tutto in aria, sperando che, quando quei pezzi atterrano, si assemblino in una storia decente. Oppure no. Non è nemmeno quello l’obiettivo. Si tratta di andare oltre, infrangere la sequenza, fare a pezzi la trama e lasciarla sanguinare sui lettori.
Ti senti disorientat*? Bene, benvenut* nell'iperromanzo.
Quello che, però, forse ancora non sai è che esistono due principali varianti dell'iperromanzo: iperromanzo di contenuto e iperromanzo di forma, che si differenziano per la loro struttura narrativa e le modalità con cui coinvolgono il lettore.
L'Iperromanzo di contenuto
Un iperromanzo di contenuto si distingue per la sua capacità di generare infinite possibilità narrative a partire da un nucleo narrativo centrale. Ogni lettore può esplorare il testo seguendo percorsi diversi, creando interpretazioni multiple della stessa storia. Non esiste una singola trama lineare: piuttosto, il lettore è libero di saltare da una parte all'altra del testo, come accade in opere quali Fuoco pallido di Vladimir Nabokov e Rayuela Julio Cortázar.
Questo tipo di romanzo permette la ramificazione della storia in vari livelli interpretativi, ma il nucleo rimane comune e riconoscibile. Ogni lettura risulta quindi diversa dalla precedente, offrendo sempre nuovi significati e percorsi.
In pratica, quando parliamo di iperromanzo di contenuto, parliamo di un labirinto mentale. Non importa dove inizi a leggere, tutto si incasina. Non esiste un singolo filo rosso da seguire. Tu pensi di esserci, di aver capito, e invece ogni paragrafo ti spinge più giù, sempre più vicino al caos. È come entrare in una casa degli specchi e vedere infinite versioni della stessa storia, ognuna diversa, ognuna una bugia perfetta.
Riprendendo gli esempi fatti prima, Rayuela di Cortázar ti fa questo: ti promette due percorsi, due narrazioni. La strada tradizionale è per i fifoni. Quella sperimentale per i masochisti intellettuali. Ogni scelta che fai mentre leggi ti spinge verso nuove domande, ti inghiotte in una nuova dimensione. È un labirinto letterario in cui non esistono risposte definitive, solo infinite versioni della stessa storia.
E poi c’è Fuoco pallido di Nabokov, dove l'apparenza inganna come la peggiore delle trappole. Tu leggi un poema, pensi di capire, ma ecco che arriva uno che con le sue note strappa via ogni parvenza di coerenza. Tutto diventa malleabile, il significato del testo fluttua come fumo tra le dita. Qui non esiste una singola verità, solo interpretazioni distorte, realtà che si scontrano e si sovrappongono. Ogni rilettura è un pugno in faccia, un invito a dubitare della tua stessa percezione.
Rayuela
Cortázar offre al lettore due modi di leggere il suo romanzo: il primo segue una sequenza tradizionale, lineare, che conduce attraverso la trama centrale di Horacio Oliveira. La seconda modalità prevede un salto tra i capitoli, iniziando dal capitolo 73 e seguendo l'ordine stabilito dall'autore, includendo sezioni che, nella lettura lineare, sono considerate marginali o addirittura superflue.
L’autore ti offre due scelte: leggi il libro in modo lineare e ottieni una storia, un Horacio Oliveira che cammina per le strade di Parigi, pensando a sé stesso. Oppure segui la mappa dell'autore e salti tra i capitoli come un flipper impazzito. Nella seconda versione, tutto diventa fluido, scivoloso. Una cosa è certa: la storia non è più la stessa, nemmeno tu lo sei.
Questa struttura consente al lettore di scegliere come esplorare la storia, offrendo due esperienze narrative parallele. La capacità del testo di rivelare nuove dimensioni interpretative dipende dal percorso scelto: nella seconda modalità di lettura, emergono ulteriori strati di significato che arricchiscono la percezione della storia e dei suoi personaggi. L'elemento cruciale qui è il libero arbitrio del lettore, che può costruire la propria versione della trama, giocando con le infinite possibilità narrative offerte dal testo.
Fuoco pallido di Vladimir Nabokov
Il libro è strutturato come un lungo poema scritto dal personaggio John Shade, accompagnato da una serie di note e commenti redatti dal presunto "curatore" Charles Kinbote. L'opera offre una narrativa apparentemente semplice, ma la sua vera essenza risiede nelle molteplici interpretazioni che emergono dal gioco di prospettive tra Shade e Kinbote. Mentre Shade scrive del suo vissuto personale, Kinbote sovrappone la propria ossessione con la mitica terra di Zembla, attribuendo al poema significati che lo legano a questa realtà parallela.
Nabokov ti piazza davanti un lungo poema, bello, semplice. Ma poi arriva Kinbote, questo pazzo con un’ossessione per Zembla, una nazione che forse non esiste. Eccoti lì, a guardare due mondi collidere. Ogni rilettura è una partita a scacchi. Sei Shade, sei Kinbote, o sei entrambi? Non importa. Ogni volta che torni, scopri una nuova piega, un nuovo riflesso nel caos.
Il lettore è costretto a interpretare il testo su due livelli: quello autobiografico di Shade e quello surreale di Kinbote, che distorce la storia per adattarla alla sua versione della realtà. Questo modello narrativo permette una pluralità di letture: ogni volta che il lettore torna a Fuoco Pallido, potrebbe trovare nuovi collegamenti tra il poema e le note, rivelando significati nascosti. La struttura ipertestuale di Nabokov prelude alle moderne interfacce digitali, dove la lettura non è mai lineare, ma si svolge attraverso link concettuali e ipotesi interpretative.
L'iperromanzo di forma
L'iperromanzo di forma, invece, si focalizza sull'aspetto strutturale. In questo caso, l’innovazione non risiede tanto nel contenuto narrativo quanto nella modalità con cui il racconto viene presentato al lettore. Qui, la forma diventa il fulcro dell'esperienza di lettura. Il lettore è costretto a interagire attivamente con il testo, navigando tra diverse sezioni, link, o addirittura saltando pagine per progredire nella storia.
Prendiamo ad esempio La vita istruzioni per l'uso di Georges Perec: in questo romanzo, l'autore guida il lettore attraverso un puzzle narrativo che può essere risolto solo seguendo un percorso prestabilito, simile alla mossa del cavallo negli scacchi. Qui, l'interattività diventa fondamentale per il coinvolgimento emotivo e intellettuale del lettore, portandolo a scoprire nuovi livelli di significato nel testo. Non sei tu a decidere cosa succede: è la struttura che ti soffoca, ti guida attraverso la narrazione come un architetto ossessivo-compulsivo. La libertà non esiste. Non sei un esploratore, sei solo uno spettatore, costretto a seguire il percorso come una marionetta.
L'iperromanzo di forma è per quelli che hanno bisogno di dare un senso al disordine, che amano costruire castelli di carte sapendo che cadranno. Invece di manipolare il contenuto, manipoli la struttura stessa. La forma prende il controllo, ti si chiude intorno e ti obbliga a seguire il suo ritmo, come una danza mortale.
E poi c’è Calvino – sempre Calvino, l’onnipresente Calvino. Il suo Se una notte d’inverno un viaggiatore non ti lascia nemmeno la soddisfazione di una storia conclusa. Ogni capitolo è l’inizio di qualcosa di mai finito. Un rompicapo, una promessa non mantenuta. Le aspettative che hai da lettore vengono capovolte, prese a calci e lasciate lì, morenti, mentre tu vai avanti a leggere, sperando che almeno il prossimo inizio ti dia pace. Ma non lo farà.
La vita istruzioni per l'uso
Georges Perec costruisce una complessa macchina narrativa basata su un rigoroso schema geometrico. L'autore immagina un condominio parigino composto da cento stanze e, attraverso un'operazione mentale di "rimozione del muro", racconta la vita dei suoi abitanti seguendo un percorso predefinito. L'elemento chiave di questo iperromanzo è la struttura formale. Perec si muove da una stanza all'altra tracciando una traiettoria simile alla mossa del cavallo negli scacchi, spostandosi tra le diverse storie come se fossero pezzi di un puzzle.
In pratica, ti prende per mano e ti porta in un condominio dove ogni stanza è una scatola di enigmi. Ma stavolta, la storia non è più tua. Sei un burattino. Perec ha già deciso per te. Devi seguire il suo percorso, come un cavallo degli scacchi, saltando da una stanza all'altra. La tua libertà? Nulla. Devi piegarti alle regole di questo gioco chiamato La vita istruzioni per l'uso. Non è più solo leggere. Devi scomporre il testo, ricomporlo, sentirti intrappolato in un puzzle che solo Perec conosce davvero.
L'interazione del lettore con la narrazione è quindi mediata dalla forma stessa: l'architettura del racconto obbliga il lettore a seguire un ordine predefinito, lasciandogli poca libertà di manovra nel decidere quale parte della storia leggere successivamente. A differenza di un iperromanzo di contenuto, in cui le diverse letture sono guidate dal significato e dalle possibili interpretazioni della trama, qui la forma è dominante e determina l’esperienza di lettura.
Se una notte d'inverno un viaggiatore
Un colpo di scena dopo l'altro. Pensi di leggere un romanzo, e poi quel romanzo si spezza, ti porta da un’altra parte, ancora e ancora, fino a quando smetti di cercare un senso. Ogni inizio è una trappola, ogni finale un miraggio.
L'interazione del lettore con la narrazione è quindi mediata dalla forma stessa: l'architettura del racconto obbliga il lettore a seguire un ordine predefinito, lasciandogli poca libertà di manovra nel decidere quale parte della storia leggere successivamente. A differenza di un iperromanzo di contenuto, in cui le diverse letture sono guidate dal significato e dalle possibili interpretazioni della trama, qui la forma è dominante e determina l’esperienza di lettura.
Forma e contenuto: il ruolo del lettore
Le due varianti di iperromanzo, di contenuto e di forma, si distinguono principalmente per il ruolo che assegnano al lettore:
Nell'iperromanzo di contenuto, il lettore è un esploratore libero di percorrere il testo secondo il proprio desiderio. L'accento è posto sulla polifonia narrativa e sulle possibilità interpretative infinite;
Nell'iperromanzo di forma, il lettore è un protagonista attivo, chiamato a manipolare il testo per seguirne lo sviluppo, con percorsi stabiliti dall'autore, che si comporta come un architetto della narrazione.
Ad ogni modo, che sia di contenuto o di forma, l’iperromanzo rappresenta un'evoluzione della narrazione classica, dove il lettore diventa protagonista attivo dell’esperienza di lettura. Mentre nel romanzo tradizionale l’autore ha il pieno controllo sulla struttura narrativa, nell’iperromanzo tale controllo si allenta, offrendo nuove possibilità interpretative che rendono ogni lettura unica.